“Quest’estate, alzando gli occhi al cielo, ho trovato più domande che risposte. Ma il navigare nell’abisso profondo punteggiato di piccole luci naturali, intermittenti e remote, mi ha ricordato di quante meravigliose creature, disorientate dalle luci artificiali della nostra casa di campagna, finivano attratte a volteggiare su e giù per i muri, mentre da bambino le ammiravo così numerose e diverse. Ricordo mantidi religiose mostruose e affascinanti al tempo stesso, enormi falene saturnie, coleotteri corazzati come i cerambici delle querce e gli scarabei rinoceronte, libellule notturne, e i più svariati insetti che potessero stuzzicare le fantasie di un bambino, non a caso, futuro biologo. Eppure, negli ultimi trent’anni di costante osservazione estiva di questi involontari navigatori, ho scoperto ciò che temevo da tempo: è rimasta solo la loro ombra su quelle pareti bianche.
Un declino costante ha caratterizzato, pressoché trasversalmente, ogni specie che prima popolava le nostre campagne e i nostri boschi. Da qualche anno, ormai, né mantidi, né falene, né coleotteri vengono a fare involontaria visita, dopo aver perso la rotta, alle luci artificiali. Dove sono andati tutti? Mi verrebbe da chiedere. Non ci sono più. Temo sia la risposta. Eliminati, come gli indigeni di qualche secolo fa dai conquistadores europei. Scomparsi a causa della deforestazione, degli incendi, dell’inquinamento da pesticidi, dell’agricoltura sempre meno naturale, della devastante cementificazione e sostituiti da… D’improvviso un rumore assordante, proveniente dai cieli d’estate, sulla mia testa immersa in quei pensieri. Non un rumore nuovo. Accompagna, infatti, le nostre estati (le mie e quelle di molti altri cittadini) da molto tempo. Proviene dagli aerei militari che partono dall’aeroporto del 36° stormo di Gioia del Colle (BA), a suo tempo colposamente costruito a pochi ch
ilometri dalla città, in un incessante volo radente e inquinante (non solo per il frastuono, ma anche per l’immane quantitativo di carburante scaricato sotto di loro) su boschi, campagne e case. Così, nel vaneggiare sotto le stelle, una domanda mi ha tenuto sveglio: se la Comunità Europea ha avviato da anni misure di protezione come i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS), e per spostare anche solo una pietra in queste aree è necessario un lungo e giusto iter burocratico di valutazioni d’impatto ambientale e autorizzazioni, perché mai in questi luoghi (il territorio è tutelato dal SIC-ZPS “Murgia Alta” IT9120007) scompaiono gli insetti e la natura selvaggia che popolavano le aree rurali e si permette ancora che volino a bassa quota (e ad altrettanta bassa quiete), inquinando l’aria, la terra e il silenzio della meravigliosa campagn
a pugliese, aerei militari che giocano a fare (una costosissima e pagata con i soldi pubblici) pericolosa simulazione di guerra?
Questa domanda, ahimè, mi rammenta, attraverso i versi del poeta pessimista cosmico, che quest'ermo “Colle” (di quelle “Gioie” oramai sepolte sotto un castello normanno d’inestimabile valore e bellezza, ma indifferente ai più, quasi fosse scontato avercelo), davvero a me sempre caro, con la sua siepe e i suoi muretti a secco, i suoi orizzonti e i suoi interminati spazi, non ha più quei sovrumani silenzi e quella profondissima quiete per sedersi e mirare, come facevo un tempo. Ora, se nel pensier mi fingo (di aerei, guerre, inquinamento, morte dell’uomo e dell’ambiente), davvero il cor non si spaura.
Non si sente più il vento o il ronzar di api stormir tra queste piante e io, a quell’infinito silenzio, questi rumori vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la natura che non è più viva, e il suon ch’era di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar non m'è più dolce in questo mare. V’è poca gioia, in questa “Gioia”.
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Guardiamo insieme e sottolineamo anche ai gioiesi quanto si sta facento nel mondo, in Europa e in Italia per contrastare l'effetto dell'inquinamento antropico. Direttive comunitarie sul bando di alcuni pesticidi, regolamentazione sull'uso di altri, politiche di "greening" per favorire la biodiversità in agricoltura, incentivi per promuovere l'agricoltura biologica. Azioni e professionalità emergenti sul biorisanamento. Vuoi ancora continuare a sostenere che i biotecnologi non esistano o che siano creature malefiche al servizio di forze oscure? (a parte che io sono biologo come te) Ognuno ha il suo ruolo. C'è chi fa monitoraggio ambientale e valuta il declino, chi studia a livello molecolare come un inquinante o un qualsiasi stimolo impatta su un organismo e su una popolazione, chi si occupa di trovare molecole nuove utili in agricoltura, o in qualsiasi ciclo produttivo, più sicure per uomo, piante ed animali, e chi cerca di recuperare siti inquinati con l'aiuto della tecnologia.
Che senso ha tuonare dalle pagine di un giornale locale sugli effetti devastanti del progresso senza spendere una parola sulle azioni intraprese o sulle future tecnologie disponibili per salvaguardare l'ambiente. O, meglio ancora, perchè non diamo suggerimenti per avere meno impatto sull'ambiente a cominciare dalle azioni di ognuno di noi, ogni giorno?
Che dici, lo facciamo questo servizio per la comunità gioiese?
La diamo una speranza? Collaboriamo anzichè tediare i lettori?
Il mio articolo voleva essere solo una riflessione locale basata su evidenze globali per informare e allertare la popolazione. Il tuo commento, invece, mi è sembrato solo un modo per sminuire il mio intervento, rassicurando (pericolosamente, perché se per prima cosa ti presenti come professore universitario la gente non sa più a chi credere) un'opinione pubblica già piuttosto indifferente e confusa.
Questo è quello che non accetto: che si faccia populismo e negazionismo, forti della propria posizione, desensibilizzando ancora più un'umanità menefreghista. Proprio come alcuni scienziati che negano i problemi climatici. Fanno il gioco dei confusi e dei politici che sfruttano questa confusione per fare profitto e distruggere ancor di più la Terra (quello che accade qui in Russia dove lavoro e che non vorrei avvenisse anche a Gioia, in Italia, in Europa e così via).
Spero che ci siano sempre frutta e verdura nel tuo orto, ma se non ci saranno più insetti a impollinarli, un giorno, non venirmelo a dire... chi non ha memoria corta ricorderà che in passato le "primavere silenziose" (R. Carson) lo erano molto meno e che per colmare quel silenzio ora, in compeso, abbiamo il frastuono degli aerei militari. Se a te piace così, difficilmente potrei convincerti.
Credo, infine, che questa discussione possa essere ben sintetizzata da una frase di A. Einstein (che trascorse molta della sua vita a lottare contro il parere di alcuni colleghi a causa delle sue idee scientifiche e delle sue convinzioni morali):
"Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare."
P.S. Solo per chiarezza: il termine "Competenza" deriva dal verbo latino competere, (da cum e petere “chiedere, dirigersi a” (Dizionario Devoto-Oli,2005) che significa andare insieme, far convergere in un medesimo punto, ossia mirare ad un obiettivo comune. L'incompetenza, essendone il contrario, è mirare a un obiettivo differente, divergere dal medesimo punto.
poiché, come ho già detto, evito di rispondere ai commenti perché spesso i dibattiti si trasformano in futili polemiche, questo sarà il mio ultimo intervento in merito, ma solo per chiarire che non ho mai dato a nessuno del "ridicolo incompetente", come tu scrivi. Io ho parlato di "ridicola incompetenza", quella degli scienziati che, esprimendosi al di fuori del proprio ambito di competenza, negano i pericoli degli impatti antropogenici sulla Natura (come fanno gli scienziati negazionisti dei cambiamenti climatici che forniscono "pseudoscienza" a pericolosi politici come D. Trump). Il fatto che tu ti sia sentito chiamato in causa da questa mia frase (che hai travisato e alienato dal suo contesto) dovrebbe far sorgere dei dubbi a te stesso, piuttosto che a me.
Che poi i "biotecnologi ambientali" (il che già mi sembra un controsenso in termini e, sinceramente, non ne conosco uno e credo che neanche tu lo sia, occupandoti di ben altro) siano i primi difensori dell'ambiente, questo sì che è abbastanza ridicolo se penso a quanto sacrificio (umano ed ecologico) stia portando la battaglia nel mondo contro gli Organismi Geneticamente Modificati voluti proprio dai biotecnologi. Una battaglia che vede, per ora, l'Italia ancora libera da chi crede che il progresso sia necessario anche a scapito della Natura (facendo passare per "cavarsela bene" il disastro ecologico a cui assistiamo da oltre due secoli) e che per rimediare ai danni basta utilizzare la tecnologia (o, ancor peggio, la biotecnologia). Creiamo mostri che cerchiamo di combattere creando altri mostri. Una follia anch'essa frutto di "ridicola incompetenza". Nell'ideologia, non per forza nei singoli attori che la mettono in scena. Chiarisco, così nessuno si sente accusato!
Con rispetto, ma totale disaccordo sul "tranquillismo negazionista" che è cosa ben peggiore (e, spesso, economicamente più interessata) del "catastrofismo allarmista" (che, sino ad ora, ci ha quasi sempre preso... purtoppo).
Il dibattito su queste pagine parte da una tua osservazione, ach'essa poco empirica, fatta nelle campagne di Gioia del Colle a due passi da un aeroporto militare e ad un passo da una autostrada.
Non hai messo trappole per insetti, non hai conte o analisi statistiche. E va bene così. Io ho risposto che più lontano dal centro abitato la situazione è meno drammatica. Tecnicamente abbiamo detto entrambi delle banalità. Più ci si allontana dal punto di immissione di uno xenobiotico nell'ambiente, meno evidenti sono gli effetti sull'ecosistema. Detto questo, non possiamo smantellare l'aeroporto, le autostrade o la città.
Una precisazione per te e per i lettori. Il biotecnologo, in particolare quello ambientale è un operatore che applica: tecniche molecolari finalizzate ad interventi di biomonitoraggio ambientale ed alla salvaguardia della biodiversità vegetale; la messa in atto di pratiche molecolari atte al recupero del benessere ambientale in zone colpite da inquinamenti chimici o biologici. Vale la pena dirlo visti alcuni commenti tuoi o di Mantide che sottolineavano la necessità di chiarezza.
E tanto per rimanere nel molecolare, lo stesso articolo che fornisci come prova delle tue preoccupazioni, dice anche: "Nessuno può dimostrare comunque che i pesticidi siano colpevoli per il declino. Non ci sono dati sui livelli di insetticida, soprattutto nelle riserve naturali, dice Sorg. Il gruppo ha cercato di scoprire quali tipi di pesticidi vengono utilizzati nei campi vicino alle riserve, ma ciò si è rivelato difficile. Non sappiamo semplicemente quali sono le cause che hanno portato a questo nei dati di Krefeld, dice Goulson. Non è un esperimento, è un'osservazione di questo massiccio declino: i dati stessi sono forti, ma è difficile capirli e sapere cosa fare".
Ergo, l'ipotesi non è stata dimostrata con rigore scientifico. Da un lato il declino della popolazione di insetti, dall'altro l'uso e l'accumulo ambientale di pesticidi. Non è stato dimostrata una correlazione tra i due fenomeni. Non sono stati presi in considerazione altri fattori ambientali (fattori climatici, magnetismo terrestre, fattori di disturbo). Il che non vuol dire che non possa essere vero. Per concludere, non sono cieco agli effetti del progresso tecnologico e dello sfruttamento delle risorse naturali. Condivido il tuo timore ma non sono disposto a fare ragionamenti la cui conclusione sia preconcetta. Se vogliamo fare un servizio di divulgazione utile per la comunità credo che la pluralità di informazione sia dovuta e con toni più rispettosi ed amichevoli.
Prova ne é questo dibattito e che, al contrario di altre davvero "meno tecniche", le riflessioni da me espresse non siano basate su un personale punto di vista, ma su una preoccupazione che interessa la comunità scientifica dei biologi ambientali in toto (qualunque cosa ne pensino biotecnologi o militari).
Basta leggere, infatti, il recente articolo pubblicato sulla rivista Science (http://www.sciencemag.org/news/2017/05/where-have-all-insects-gone) intitolato proprio "Where have all the insects gone?". Non bisogna essere scienziati per capire la gravità e l'universalità del problema, ma se lo si é, negarle appare ridicola incompetenza. Lo stesso biologo tedesco intervistato da Science ha dichiarato: "We won't exterminate all insects. That's nonsense. Vertebrates would die out first. But we can cause massive damage to biodiversity—damage that harms us... The factors causing trouble for the hover flies, moths, and bumble bees in Germany are probably at work elsewhere".
Tra l'altro, mi spiace che del mio scritto l'aspetto, altrettanto rilevante, riguardante i voli militari stia passando in secondo piano.
Caro Giuseppe Procino, leggo con interesse il tuo parere e ritengo il diritto di opinione sacrosanto. Non concordo con ciò che ti ha risposto "Mantide" in merito ai contadini, perché da coloro che praticano l'agricoltura tradizionale e sostenibile c'è molto da imparare sull'agricoltura. Non sempre, però,la conoscenza delle pratiche agricole permette di comprendere le dinamiche biologiche ed ecologiche (delle quali credo che anche i biotecnologi abbiano, effettivamente, poca cognizione).
Il fatto che quest'anno sia stato particolarmente caldo e siccitoso non inficia minimamente un'osservazione trentennale e gli innumerevoli studi scientifici che mostrano un notevole declino dell'entomofauna (e della biodiversità in generale) a causa delle pratiche agricole insostenibili. Tali pratiche (ti posso assicurare che anche il contadino "meno intensivo" locale fa un notevole uso di pesticidi - visita un qualunque garage di una qualunque azienda agricola del territorio e resterai allibito dal quantitativo di prodotti chimici impiegato anche a Gioia e dintorni), unite a incendi e cementificazione, danneggiano la biodiversità agricola e forestale. Che nella tua campagna ci siano ancora insetti, non confuta la mia tesi sulla riduzione di insetti degli ultimi decenni, è solo la prova che (come specie) non siamo già condannati (ricordi la frase di A. Einstein sulla scomparsa delle api?). Il problema è quali e quante specie e com'è diminuita nel tempo la biomassa di ciascuna di esse (un problema tutt'altro che banale e banalizzabile). Come ben saprai ci sono specie indicatrici che scompaiono prima di altre, non solo dalle mie "scampagnate stagionali", ma dall'intero territorio inclusa, certamente, la tua "residenza rurale permanente". Non si confonda lo sterco di mucca ammendante con i neonicotinoidi usati per anni da molti (che hanno quasi sterminato le api) e gli altri pesticidi di sintesi che annualmente vengono cosparsi anche sui campi gioiesi. L'odore di letame e il costo dei pesticidi non impediscono l'uso costante di veleni pericolosi per l'ambiente e l'uomo (altrimenti stiamo equiparando un'azienda biologica - e ve ne sono tante anche a Gioia - a tutto il resto).
Giuseppe, mi parli di progresso, ma che cos'è questo progresso? Un processo che mira a sfruttare tutte le risorse del pianeta (distruggendolo) in nome della crescita economica? Beh credo che non valga la pena di perdere la diversità biologica per avere la frutta fuori stagione, come dici. Questa è folle bulimia, non progresso. Si può, ad esempio, viaggiare con treni o auto che non utilizzano combustibili fossili e questo rappresenta un progresso qualitativo che non danneggia l'ambiente.
Il progresso più che fermare, si deve cambiare! Altrimenti perderemo quel che resta della natura e di noi stessi. Non è catastrofismo o allarmismo, di cui mi accusi. È realtà scientifica, che gli scienziati conoscono e dovrebbero comunicare più spesso all'opinione pubblica.
Per il fatto che in passato si sia realizzato qualcosa che ha danneggiato irreparabilmente l'ambiente, non significa che dobbiamo permetterlo ancora oggi. Altrimenti non avrebbe senso la battaglia contro l'olio di palma o gli OGM in agricoltura (in merito ai quali, immagino, tu non abbia molto in contrario stando a quello che scrivi, ma che sono ritenuti dalla maggioranza degli ecologi un rischio più che un'opportunità).
Mi spiace, ma credo tu confonda anche la sicurezza e la cooperazione internazionale (che riguardano la sfera diplomatica e di risoluzione pacifica dei conflitti senza l'uso di armi) con le forze e gli addestramenti militari (gli aerei che volano sulla testa dei gioiesi ogni giorno trasportano missili e bombe, pensi favoriscano la sicurezza e la cooperazione?). Gli stessi aerei militari, pronti a bombardare allo schiocco di dita di uno showman americano, rilasciano tonnellate di carburante ed elementi chimici cancerogeni proprio su quelle campagne che ti sembrano "sopravvivere ancora bene alle azioni umane". Oltre a creare un inquinamento acustico che non ha pari. Perché pensi che a Gioia non siano mai state installate centraline per il monitoraggio della qualità dell'aria? Perché c'è il forte sospetto che olio e formaggi (grassi che assorbono i contaminanti) prodotti in zona contengano alte quantità di sostanze pericolose?
Cosa c'entrino i dinosauri in tutto questo, sinceramente, non lo capisco. Se vuoi dirmi che ci sarà per la prima volta nella storia del mondo una specie che si autoestinguerà invece di lasciarlo fare alla geologia o all'evoluzione, allora non posso che concordare. Il problema è che, tra orbo progresso e necessità di "sicurezza militare", lo farà portando all'estinzione la maggior parte delle specie evolutesi in milioni di anni e rendendo un inferno la vita delle popolazioni coinvolte nelle guerre per la conquista e la difesa delle risorse naturali (petrolio in primis), che è la vera ragione dell'esistenza di aeronautiche, eserciti e marine militari. Altro che difesa e cooperazione.
Infine, che il "destino di un terreno sia quello di impoverirsi" mi sembra una visione davvero poco biologica (ed ecologica) che non permette, come suggerisci, con tranquillità d'animo di fare la "media tra due visioni" se una è viziata dall'evidente assenza di fondamenti scientifici.
Siamo tutti liberi di vedere il mondo come vogliamo, ma se tra qualche decennio qualcuno mi verrà a dire (si veda il caso Dismo, ad esempio) che avevo ragione, non potrò esserne affatto contento, perché vorrà dire che intanto la biodiversità locale sarà scomparsa quasi del tutto e i conflitti militari saranno la normalità di un mondo impazzito alla cieca ricerca del "progresso".
Una domanda a Cazzolla Gatti "la difesa" è una cosa importante per una nazione, o è un capriccio?
Legga questa ricerca ad esempio:
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0006320716302816
Il progresso... Il progresso non si può fermare. Alla fine non lo vuole nessuno, anche i nostalgici della natura incontaminata. Vogliamo viaggiare, in auto o in aereo, vogliamo sicurezza e cooperazione internazionale (Aeroporto Militare). Vogliamo frutta e verdura anche fuori stagione sulle nostre tavole. Anche i campi coltivati a fatica e sudore dei nostri nonni sono stati strappati conforza ai boschi di fragno con notevole impatto sulla biodiversità. Era giusto ed illuminato anche questo? Tutti noi siamo portati a pensare che la storia nasca con noi ma non è così. Abbiamo ereditato campagne già profondamente trasformate. La natura e la biodiversità erano già alterate due secoli fa. Però è così. In biologia è il destino di un terreno di coltura che ospita una qualsiasi forma di vita: si impoverisce e si trasforma. Ci trasferiamo altrove? Non possiamo.
Anche i dinosauri si sono estinti e non per mano dell'uomo.
Io non ce l'ho una poesia con cui concludere. La poesia la recita la Natura che guardo ogni giorno, una Natura che cerca di sopravvivere alle nostre esigenze di crescita e che mi sembra che ce la faccia ancora benone.
Ora, per usare un metodo scientifico fate la media aritmetica tra queste due visioni e forse otteniamo uno sguardo più vicino allo stato reale delle cose.
E facciamolo con Gioia! ;)